Attività dello studio

Le attività dello Studio proseguono anche ONLINE


Domande frequenti sulle attività online

I colloqui online funzionano?

Esiste da molti anni soprattutto negli Stati Uniti una vastissima tradizione di lavoro a distanza, attraverso piattaforme online, e l’efficacia di questi interventi è stata provata da studi su campioni molto ampi. Purtroppo in questo momento noi siamo costretti a optare per questa soluzione per via della situazione di chiusura e distanziamento sociale, non per una scelta di metodo. Non c’è dubbio infatti che l’incontro a distanza sia più faticoso e difficile. È più difficile entrare in relazione, costruire un clima di fiducia, sentirsi accolti, avere una percezione dell’altro, accettare le pause e i silenzi. Tuttavia l’incontro online da anche qualche vantaggio. Ci consente di rimanere in contatto in questo momento difficile, è piu facile rimodulare appuntamenti e orari, è più semplice giungere in consultazione e non vi costringe a spostarvi.


Ci sono accorgimenti utili per svolgere gli incontri al meglio?

L’incontro con un terapeuta non è una “chiacchierata” come un’altra e necessita di qualche attenzione. È bene che possiate interrompere le vostre attività qualche minuto prima dell’incontro, per preparare lo spazio e trovare la giusta concentrazione. Dovreste scegliere uno spazio confortevole della casa nel quale siate tranquilli, comodi e possiate non essere disturbati da familiari o altre fonti di distrazione (per es la tv). Infine se l’incontro avviene via computer o ipad sarebbe bene chiudere le applicazioni che ci connettono in vario modo ad altri canali di comunicazione (mail, FB , instagram ecc) e anche spegnere il telefono, così da limitare al minimo le distrazioni e trarre il meglio possibile dall’incontro.


Dubbi comuni e qualche risposta sulle attività cliniche

Incontri e colloqui

Cosa dovremmo aspettarci da un incontro con un Neuropsichiatra o con uno Psicologo ?

Un aspetto fondamentale di un incontro clinico con un esperto è sentirsi liberi di condividere i propri problemi ma questo a volte è difficile, per la vergogna a condividere cose molto intime della propria vita e per il timore di sentirsi giudicati. Tuttavia forse aiuta sapere che se un professionista può esservi utile in qualche modo, è prima di tutto perché abbandona l’idea che ha qualcosa di preconfezionato da offrirvi e vendervi, e accetta la sfida di assumere il vostro punto di vista per capire a fondo che cosa è importante per voi È un dovere preciso di un neuropsichiatra infantile o di uno psicologo calarsi nei vostri panni, cercare di assumere il vostro punto di vista, comprendere quali sono i vostri valori e le vostre priorità, perché è solo in relazione a questi valori e a queste priorità che prende senso l’idea stessa di salute e dello star bene.

Cosa accadrà in pratica nell’incontro?

La prima parte di ogni buon incontro dovrebbe essere dedicata a conoscere i problemi che vi spingono a chiedere aiuto, a conoscere un po' della vostra storia e delle cose importanti per voi, percapire che cosa non funziona in questo momento. Nel caso di bambini e adolescenti spesso sono necessari incontri successivi per una conoscenza più approfondita, che avviene anche con l’aiuto di disegni, test e giochi. Questi incontri di approfondimento di solito sono svolti da psicologi. Alla fine di questo breve percorso conoscitivo, che si svolge in circa 4 o 5 colloqui, ci incontreremo per condividere quello che abbiamo compreso della situazione e discutere con voi le diverse strade possibili

Ci preoccupa l’idea di una diagnosi: e se il fatto di conoscerla peggiorasse le cose, creasse una specie di alibi?

Una delle preoccupazioni più comuni di bambini, adolescenti, giovani adulti o genitori che si rivolgono a uno psichiatra infantile è che questo incontro comporti in modo quasi automatico una diagnosi psichiatrica e una terapia farmacologica. In effetti talora i professionisti sono portati a trasformare nel loro gergo tecnico tutto quello che incontrano e il timore delle persone è dunque in un certo senso di entrare dallo psichiatra sani e di uscirne malati e con una terapia. Il pensiero non è certo rassicurante e può generare molte resistenze che sono un grave ostacolo alla possibilità di chiedere aiuto tempestivamente. È una preoccupazione comprensibile ma dovrebbe essere molto lontana dalla realtà. Solo un a piccola parte delle persone che hanno bisogni psicologici hanno una vera e propria diagnosi e solo una piccola parte delle situazioni identificabili attraverso una diagnosi necessitano di una terapia farmacologica. Una valutazione clinica approfondita dovrebbe prestare attenzione non solo ai problemi e alle cose che non vanno, ma anche alle cose che funzionano e ai punti di forza di una persona o di un insieme di relazioni. È soprattutto a partire dalle cose che ci rendono unici e forti e dalle nostra qualità positive che spesso è possibile cambiare in modo positivo la nostra vita

Dopo i primi incontri riceveremo comunque una diagnosi?

Diagnosi è una parola molto usata e vuol dire tante cose diverse. Il cuore di una buona diagnosi dovrebbe essere che è un modo per comprendere la vostra specifica storia e di tradurla in un linguaggio che ci sia utile per individuare soluzioni realistiche, o modi condivisibili per affrontare i problemi. Una diagnosi che cada dall’alto come un giudizio finisce per essere percepita in modo negativo e serve a poco. A volte però questo processo di conoscenza ci permette di comprendere che quell’insieme di problemi che ci avevano spinto a chiedere aiuto sono tipici, e non riguardano solo noi, ma molte altre persone come noi. In questo caso è possibile che troveremo anche un nome tecnico per chiamare quell’insieme di problemi, nomi che sono spesso usati anche dalle persone per parlare della salute: cose tipo “attacchi di panico, disturbi ossessivi compulsivi, depressione,”. Questo nome però non deve essere un “giudizio” o una etichetta che ci condizionerà negativamente o diventi un limite o un alibi. Ci servirà soprattutto per capire se esistono strade note, già percorse da altri, che hanno maggiori chance di portare miglioramenti rapidi

Terapie

Come verranno prese le decisioni cliniche rispetto ai percorsi da svolgere?

In questo campo le terapie non sono una cosa che ricevi ma una cosa che fai. Per poter cambiare la tua vita in qualche modo rilevante è importante partecipare attivamente al percorso di cura o di sostegno. Per questo motivo qualunque decisione deve essere presa insieme, perché una decisione imposta e un percorso intrapreso senza condividerne il senso e gli obiettivi è un percorso quasi certamente inutile. Una volta deciso il percorso da compiere ci confronteremo periodicamente per capire come sta andando, se funziona, se dobbiamo cambiare obiettivi o metodi di lavoro oppure se è arrivato il momento di fermarci.Esprimere i vostri dubbi le vostre insoddisfazioni o frustrazioni, anche rispetto a un certo percorso clinico, è la parte naturale di ogni cambiamento e ed è molto importante condividerle per confrontarsi in modo aperto e approfondito.

Cosa dobbiamo aspettarci da una psicoterapia?

A volte è necessario intraprendere un percorso psicologico per aiutarci a cambiare qualche aspetto rilevante della nostra vita. Non ci sono regole assolute su come dovrebbe essere un buon percorso psicologico ma alcuni principi sono fondamentali. Primo dovrebbero essere svolti da persone che hanno una specifica formazione. Secondo anche se la scelta di una certa “tecnica” o di un certo approccio a un problema può essere molto importante, in generale uno dei fattori più importanti che influisce sull’efficacia di un trattamento è la qualità della relazione tra l’utente e il terapeuta. Terzo, di solito è bene diffidare di percorsi psicologici che iniziano e continuano indefinitamente, senza che ci sia mai un omento di confronto aperto su come stanno andando le cose. Un percorso psicologico serve se le persone si sentono attivamente coinvolte nel definirne periodicamente gli obiettivi e comprenderne o discuterne gli esiti

Siamo tendenzialmente contrari alle medicine e spaventati che l’uso di uno psicofarmaco ci renda dipendenti e peggiori solo le cose...

In ambito psicologico e psichiatrico, specie nell’infanzia e nell’adolescenza, i farmaci non sono quasi mai risolutivi. Nel migliore dei casi aiutano ad attenuare i sintomi, non a risolvere il problema a monte. Tuttavia anche l’aspirina non è risolutiva per il mal di testa, e l’insulina non guarisce il diabete. Non di meno di fronte a una malattia endocrina o a una cefalea che non guarisce e ci impedisce di lavorare o studiare, di avere una vita relazionale o sociale, di dormire tranquillamente, probabilmente non esiteremmo, se altri rimedi non hanno funzionato, a ricorrere ai farmaci. Il criterio che dovrebbe guidarci per considerare l’ipotesi di una medicina in questo campo è fondamentalmente lo stesso. È vero, gli psicofarmaci spesso non sono risolutivi. E in generale dovrebbero essere assunti per il minor tempo possibile, al minor dosaggio possibile. Ma di fronte alla sofferenza mia o di mio figlio, che si trascina per molte settimane, a volte per molti mesi, che comporti una svantaggio nelle relazioni, nello stile di vita, nella qualità delle relazioni familiari, nel funzionamento scolastico o lavorativo eccetera, non c’è un solo buon motivo per cui non si debba tentare di ottenere qualche miglioramento anche grazie ai farmaci. Nelle situazioni in cui i farmaci sono efficaci, in tutto o in parte a controllare i sintomi, le persone recuperano di solito rapidamente le loro straordinarie capacità per potersi mettere in gioco nella vita, nelle cose che contano di più e riprendere un cammino sanno.

Si dice che gli psicofarmaci abbiano molti effetti collaterali e anche questo ci spaventa...

Nella categoria degli psicofarmaci ci sono molti farmaci diversi che hanno effetti collaterali molto diversi. Alcuni sono disturbanti e disfunzionali, altri farmaci invece di solito sono molto ben tollerati. In generale è giusto temere gli effetti collaterali, ma è proprio per questo che nessun trattamento può proseguire se la bilancia tra effetti positivi e negativi non è a vantaggio dei primi. Per capire se vale la pena continuare un certo trattamento, il punto fondamentale è il vostro giudizio e la vostra percezione della sua efficacia, perché è il vostro punto di vista che deve sempre prevalere sulle decisioni finali.